Max Verstappen starebbe valutando l’ingresso come proprietario di un team MotoGP, seguendo le orme di Valentino Rossi
Gestire una squadra al massimo livello è una delle sfide più complesse del motorsport, qualcosa che Valentino Rossi, sette volte campione del mondo della MotoGP, conosce meglio di chiunque altro. Dopo la sua straordinaria carriera in sella, la leggenda italiana è passata alla proprietà di un team: il suo VR46 Racing è stato costruito con attenzione fino a diventare una realtà competitiva in MotoGP, grazie anche alla solida partnership con Ducati. Nonostante i progressi, Rossi ha adottato un ruolo relativamente distaccato, preferendo occuparsi della parte gestionale e imprenditoriale piuttosto che delle questioni quotidiane.
Ora, secondo alcuni rapporti, anche la superstar della Formula 1 Max Verstappen starebbe considerando un passo simile, esplorando l’idea di acquisire una squadra di MotoGP. Se concretizzato, il progetto segnerebbe un nuovo capitolo nel collegamento tra le due massime discipline del motorsport e sottolineerebbe il crescente interesse di figure della F1 nel mondo delle due ruote.
Il modello di Rossi: la squadra come progetto imprenditoriale
Il progetto VR46 Racing rappresenta un esempio affascinante di come un pilota possa passare alla gestione di un team senza dover essere immerso in ogni dettaglio tecnico e sportivo. La squadra, entrata in MotoGP nel 2022, beneficia in modo significativo del supporto tecnico Ducati. Questo legame ha permesso al VR46 di competere ai vertici in tempi molto più rapidi di quanto solitamente accade a una struttura indipendente.
Rossi, però, non ricopre il ruolo classico di team principal. La maggior parte delle responsabilità operative sono state affidate a collaboratori fidati, mentre lui si concentra sulle strategie generali e sugli aspetti imprenditoriali. A 45 anni, il “Dottore” descrive spesso le sue attività post-carriera più come un progetto aziendale che come un modo per rivivere i giorni di gloria. Vincere, pur restando importante, non ha più la priorità assoluta che aveva ai tempi della sua carriera agonistica.
Questo approccio è stato evidente all’inizio del 2025, quando VR46 ha annunciato il rinnovo di Franco Morbidelli nonostante le sue prestazioni altalenanti. Molti tifosi hanno criticato Rossi per questa scelta, ritenendo che i risultati avrebbero dovuto avere la precedenza. Tuttavia, per Rossi la decisione è pragmatica: Morbidelli porta con sé esperienza e un certo appeal commerciale, e Rossi vede nella continuità e nella forza del marchio i pilastri fondamentali del progetto.
Marc Márquez minaccia i record di Rossi
Ad aggiungere ulteriore interesse alla posizione attuale di Rossi nel paddock è la minaccia rappresentata da Marc Márquez. Lo spagnolo ha recentemente eguagliato i sette titoli iridati di Rossi nella classe regina, mettendosi alla pari con l’italiano. Márquez, che ha ritrovato competitività e rimarrà ai massimi livelli almeno fino al 2026, è ora a un passo dal superare il record del rivale storico.
Per Rossi, oggi nel ruolo di mentore e proprietario, questa sfida ha anche un significato personale. I suoi piloti – Fabio Di Giannantonio e Franco Morbidelli – si ritrovano a dover sfidare Márquez in pista. Pur non essendo favoriti per fermarlo, buoni risultati dei piloti VR46 potrebbero complicare il cammino dello spagnolo verso la storia, preservando un po’ più a lungo l’eredità del “Dottore”.
Il possibile ingresso di Verstappen in MotoGP
In questo contesto emerge il nome di Max Verstappen, campione del mondo in carica di Formula 1 con la Red Bull Racing, che secondo indiscrezioni starebbe pensando di seguire il modello di Rossi, entrando nella MotoGP come proprietario di una squadra.
Secondo il giornalista Matt Beer, il management dell’olandese avrebbe già iniziato a esplorare opportunità nel paddock MotoGP. Al momento non esistono accordi ufficiali e le trattative restano a livello speculativo, ma l’idea sarebbe che Verstappen possa acquisire un team già esistente, piuttosto che crearne uno da zero come fece Rossi.
Beer ha però sottolineato la natura ancora incerta del progetto:
“C’è qualche voce sul fatto che il management di Verstappen stia pensando di comprare una squadra di MotoGP. Per quanto ho capito, è più un ‘forse’ che qualcosa di certo. Non credo che Max sarà molto coinvolto direttamente.”
Questo approccio rispecchierebbe lo stile pragmatico dell’olandese. A soli 28 anni, Verstappen è ancora totalmente concentrato sulla F1 e destinato a lottare per titoli per diversi anni. Per questo, un coinvolgimento quotidiano in un team MotoGP sarebbe irrealistico: più probabile, invece, che lo tratti come un’opportunità di business, delegando la parte sportiva a un team di manager dedicati.
Una crescente presenza della F1 in MotoGP
L’interesse di Verstappen arriva in un momento particolare, segnato da sviluppi significativi nel rapporto tra F1 e MotoGP. All’inizio del 2025, Liberty Media – già proprietaria della Formula 1 – ha completato l’acquisizione della MotoGP, inaugurando una nuova fase di sinergie e investimenti incrociati.
Un primo esempio concreto è arrivato con l’ingresso di Guenther Steiner, ex team principal di Haas F1, nella dirigenza del team Tech3 MotoGP. Si tratta della prima presenza diretta di un nome importante della F1 nel paddock delle due ruote dall’arrivo di Liberty. Inoltre, alle squadre indipendenti come Tech3 è stata garantita stabilità fino al 2027, assicurando basi solide per gli investitori.
In questo scenario, l’interesse di Verstappen appare più logico. Con gli stessi proprietari alla guida di F1 e MotoGP, i legami tra le due serie sono più stretti che mai. Per l’olandese, un’espansione nel mondo delle moto rappresenterebbe un modo per diversificare la propria immagine e capitalizzare sulla crescita attesa della MotoGP sotto la guida di Liberty.
Il percorso di Rossi verso la proprietà di un team
Per capire meglio ciò che Verstappen potrebbe voler emulare, è utile ripercorrere il cammino di Rossi. Diversamente dall’olandese, che dovrebbe acquisire una struttura esistente, Rossi ha costruito il suo progetto passo dopo passo, iniziando oltre dieci anni fa.
Il VR46 è nato nel 2014 con un team in Moto3, la categoria leggera dove emergono i futuri talenti del motociclismo. L’idea di Rossi era chiara: creare un’accademia e una struttura capace di far crescere i giovani italiani, accompagnandoli verso la MotoGP.
Nel 2017 il progetto si è ampliato alla Moto2, un passaggio cruciale per offrire ai piloti un percorso completo. L’anno successivo è arrivato anche il primo grande successo: Francesco Bagnaia ha conquistato il titolo mondiale Moto2 nel 2018, prima di diventare due volte campione MotoGP con Ducati, a conferma della validità del progetto.
Nel 2022 il VR46 Racing ha finalmente debuttato in MotoGP, coronando quasi un decennio di lavoro. Grazie al supporto Ducati e all’esperienza dei suoi piloti, la squadra si è affermata rapidamente. Anche se Rossi oggi mantiene un ruolo più defilato, la struttura che ha creato è ormai un pilastro del motociclismo italiano moderno.
Il possibile percorso di Verstappen
Se Verstappen decidesse davvero di entrare in MotoGP, il suo cammino sarebbe molto diverso da quello di Rossi. Oggi costruire una squadra da zero è praticamente impossibile per i costi e gli ostacoli regolamentari, quindi la strada più probabile sarebbe l’acquisizione di un team già esistente.
Diversamente da Rossi, Verstappen non ha alcun legame diretto con il motociclismo. Il suo coinvolgimento sarebbe dunque quasi esclusivamente di tipo imprenditoriale e d’immagine. Tuttavia, la sua popolarità mondiale come tre volte campione del mondo di F1 garantirebbe un enorme ritorno mediatico e potrebbe offrire alla MotoGP un forte richiamo in mercati dove la Formula 1 è particolarmente seguita.
Reazioni dei tifosi e quadro generale
L’approccio di Rossi con il VR46 ha diviso il pubblico: alcuni lo applaudono per aver creato una struttura duratura a supporto dei giovani italiani, altri lo criticano per una presunta mancanza di aggressività competitiva. Se Verstappen adottasse una filosofia simile, anche lui potrebbe attirarsi critiche dai puristi, che vorrebbero vedere l’ambizione sportiva prevalere sugli interessi commerciali.
Tuttavia, la tendenza generale è chiara: la MotoGP sta entrando in una nuova era, in cui la proprietà dei team è sempre più influenzata da logiche di business e da investimenti esterni. Con Liberty Media al comando, il campionato sembra destinato ad accogliere figure di spicco, a patto che contribuiscano alla crescita e alla stabilità del movimento.
Conclusione
Il possibile ingresso di Max Verstappen come proprietario di un team MotoGP rappresenta un’interessante convergenza tra le due massime discipline del motorsport. Seguendo un modello simile a quello di Valentino Rossi – più focalizzato sull’aspetto gestionale che sul controllo diretto delle operazioni sportive – l’olandese potrebbe ampliare la sua influenza oltre la Formula 1 e, al contempo, attirare nuova attenzione verso la MotoGP.
L’esperienza di Rossi dimostra che creare e gestire una squadra non è semplice, ma con le giuste partnership e una struttura solida il marchio di un campione può prosperare anche fuori dalla pista. Resta da vedere se Verstappen farà davvero questo passo, ma il solo fatto che se ne parli sottolinea l’interconnessione crescente tra Formula 1 e MotoGP sotto la regia di Liberty Media.
Se l’olandese dovesse davvero intraprendere questa avventura, non solo consoliderebbe la sua immagine di figura influente del motorsport, ma contribuirebbe anche a ridisegnare i rapporti tra il mondo delle quattro e delle due ruote per gli anni a venire.