Valentino Rossi, una delle figure più iconiche del motociclismo, ha avuto una carriera professionistica lunga 25 anni, dal 1996 al 2021, durante la quale ha conquistato numerosi titoli mondiali. Durante la sua carriera, ha dovuto affrontare non solo un’intensa competizione, ma anche la costante minaccia di incidenti e infortuni, data la natura intrinsecamente pericolosa delle corse motociclistiche.
In un’intervista pubblicata su PoretCast di Giacomo Poretti e riportata da Motosan.es, Rossi ha condiviso le sue riflessioni sull’aspetto psicologico delle corse e su come la percezione del rischio da parte di un pilota si evolva nel tempo. All’inizio della carriera di un pilota, ha spiegato, la paura non è tipicamente incentrata sul rischio di danni personali. I giovani piloti tendono a concentrarsi esclusivamente sulle prestazioni e sulla progressione di carriera, spesso accantonando i pensieri di pericolo. “All’inizio, non hai davvero paura di farti male”, ha riflettuto Rossi. “La tua preoccupazione principale è commettere errori che potrebbero ostacolare i tuoi progressi o danneggiare la tua reputazione”.
Tuttavia, man mano che i piloti acquisiscono esperienza o attraversano momenti decisivi in pista, la loro prospettiva inizia a cambiare. Rossi ha descritto come la maturità – o un incidente significativo – possa innescare una maggiore consapevolezza dei rischi fisici di questo sport. Con il tempo, un pilota inizia ad affrontare le gare con maggiore cautela e lungimiranza. “Alla fine, qualcosa cambia, sia attraverso l’esperienza che la crescita personale”, ha detto. “Inizi a renderti conto delle conseguenze di una caduta, soprattutto nei primi giri, quando il gruppo è serrato. Questa consapevolezza ti spinge a essere più prudente, ed è allora che inizi davvero a crescere.”